lunedì 12 agosto 2013
Una politica incapace uccide la nautica italiana
Fuga dai porticcioli liguri, rotta verso la Francia
Genova - L’acqua del vicino è sempre più blu. Dietro la sagoma imponente di grandi yacht come il Venus della famiglia Jobs o il Seven Seas di Steven Spielberg che fanno capolino al Molo vecchio di Genova o a Portofino, c’è un mondo di piccoli diportisti in fuga dalle coste liguri verso quelle francesi o corse, di barche in leasing ancora da pagare abbandonate nei porticcioli, di natanti utilizzati come seconde case galleggianti: ormeggiate, senza muoverle mai. Se il 2012 è stato l’ annus horribilis della nautica italiana, con 36 mila imbarcazioni che hanno fatto vela (o motore) verso altri lidi - la stima è dell’ Osservatorio nautico nazionale - nel 2013 l’inversione di tendenza si fatica a scorgere. Il risultato, in Liguria, è quello di una Regione che negli ultimi sei anni ha visto aumentare del 30% i posti barca nei “marina”, quelli a quasi esclusivo uso turistico, e ora si ritrova con porticcioli semideserti e una clientela in fuga o poco “mobile” sulle imbarcazioni di lunghezza medio-piccola, mentre l’unico segmento in sviluppo è quello dei grandi yacht, che scelgono i porti del Ponente, ma solo quando quelli francesi sono saturi. Il quadro generale è quello noto: la notizia dell’eliminazione della tassa di possesso sui natanti sotto i 14 metri (ridotta su quelle superiori) ha innescato una timida ripresa del settore a livello nazionale quantificata intorno al 2-3% sul 2012. A beneficiarne però sono più i porti meridionali e quelli dell’ Adriatico, perché contestualmente la Croazia è entrata nell’ Unione europea facendo lievitare i propri prezzari. Da Ventimiglia a Sarzana, invece, i porti hanno dovuto reagire per frenare l’emorragia con offerte speciali alla clientela più affezionata, blocchi delle tariffe, sinergie turistiche con le città e l’entroterra, offerta di posti auto gratuiti e simili. Può bastare? Difficile, perché se da un lato la ripresa dell’economia tarda a manifestarsi, dall’altro le tariffe per i transiti sui moli in alta stagione dei porti provenzali rimangono più competitive, salvo rare eccezioni, come dimostra la tabella di queste pagine. E poi c’è il capitolo, tutt’altro che secondario, del carburante. Accise e tasse pesano sulla pompa del gasolio nostrano, che risulta essere dai 30 ai 40 centesimi al litro più caro di quello francese. E su serbatoi da 2-3000 litri, come quello di un’imbarcazione da diporto di 16 metri, il conto pesa.
fonte "Il SecoloXIX" web
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