A promuovere il ricorso è Piaggio Aero Industries, che fronteggia una controparte molto nutrita: Comune, Provincia, Regione Liguria, Presidenza del consiglio dei ministri e dipartimento di Protezione civile. Il motivo? Dopo la demolizione del palazzo-tappo di via Giotto, l’intervento ancor più decisivo, per restituire spazio vitale al Chiaravagna, riguarda la sua foce. Quindi, un’area occupata, in virtù di una concessione pluriennale, dall’azienda. Precisamente, il nodo riguarda la cabina usata per la verniciatura, che non può, per questo motivo, continuare a stare dov’è. È su come gestire questa operazione - inteso dal punto di vista finanziario e logistico - che prima è stata intavolata una trattativa. Ma alcune settimane fa, la trattativa è arrivata a un punto morto e si è scatenata la guerra in punta di diritto.
Il parallelo con la storia recente del torrente Bisagno, e - aspettando il primo, piccolo pezzo di scolmatore voluto dal Comune - l’unica opera di messa in sicurezza in fase di realizzazione è d’obbligo. Non tanto per le caratteristiche del confronto giudiziario, quanto per le sue conseguenze. Dopo il ricorso promosso e stravinto dalle imprese escluse contro l’assegnazione dei lavori da parte del commissario (l’ex prefetto di Genova Giuseppe Romano - ndr) incaricato di coordinare i lavori per rifare la copertura, i lavori per il terzo segmento compreso tra la questura e via Santa Zita sono fermi da fine 2011. E non si ha alcuna idea - a fronte della disponibilità dei finanziamenti - di quando potranno riprendere. Il Chiaravagna, per i tecnici uno dei tre torrenti genovesi ancora “ad altissimo rischio idraulico”, rischia di scontare dei ritardi simili.
Il paragone si può fare anche sotto un altro profilo: le conseguenze di un’eventuale pronuncia favorevole a Piaggio Aero. Che rischiano di essere perfino più ampie, perché il ricorso presentato dal team di legali dell’azienda - Roberto Damonte, Giuseppe Giacobini e Stefano Capanna - punta a minare le fondamenta stesse di tutti gli atti prodotti sulla scorta dell’alluvione del 2010.
fonte: Il Secolo XIX - web
Nessun commento:
Posta un commento