Suoni e dimensioni registrati dal telescopio sottomarino Km3Net
I capodogli del Mediterraneo sono sorvegliati da un 'orecchio' del tutto speciale: quello del grande telescopio sottomarino Km3Net che si trova al largo della Sicilia, progettato per andare a caccia delle particelle più sfuggenti del cosmo, i neutrini.
Due settori apparentemente molto lontani tra loro come l’astrofisica e la biologia marina si incontrano e danno vita a due distinti progetti di ricerca con un unico investimento. L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) ha realizzato nel marzo scorso, a circa 80 chilometri a Sud-Est di Capo Passero in Sicilia, a 3.500 metri di profondità nello Ionio meridionale, il più grande e più profondo apparato di ascolto sottomarino. Si tratta di 14 sensori acustici piazzati su una torre che si alza dal fondale per 450 metri, che rappresentano il primo passo della selva di torri che sono parte del progetto internazionale Km3Net.
I sensori serviranno a catturare i neutrini prodotti da disastri cosmici lontanissimi. Le torri avranno inoltre decine di migliaia di sensori ottici chiamati fotomoltiplicatori, che formeranno un’antenna sottomarina in grado di rilevare la scia luminosa azzurrina detta 'luce di Cherenkov' prodotta dallo scontro dei neutrini con l’acqua di mare.
Il progetto coinvolge l’Infn, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), le università di Roma Sapienza e Roma 3, e di Pavia, Messina e Catania. Per ora a funzionare a pieno regime sono i sensori acustici che ascoltano le voci dei grandi cetacei, registrandole per cinque minuti ogni ora.
“Appena entrati in funzione, nel marzo scorso, hanno subito catturato i segnali dei primi capodogli – dice Giorgio Riccobene, dei Laboratori Nazionali del Sud dell’Infn di Catania – e il software ha permesso anche di stabilire la stazza di questi due animali, che è di circa 12 metri. Potrebbero essere delle femmine o dei maschi giovani. Già nel 2005 abbiamo fatto una prima campagna di ascolto con un altro apparato dell’Infn, un prototipo dell’attuale Km3Net, ma allora non eravamo in grado di identificare in tempo reale le dimensioni dei capodogli”.
“Ora faremo anche una statistica sulla rumorosità del mare, che rappresenta un grosso problema per i cetacei, come per le balene'', spiega Gianni Pavan, biologo marino dell’Università di Pavia. ''Nel Mediterraneo - prosegue - abbiamo la balenottera comune, un gigante che arriva a oltre 20 metri di lunghezza, che soffre maggiormente del rumore del traffico navale. I capodogli, ad esempio, comunicano a centinaia di chilometri di distanza ma con l’inquinamento acustico del mare questa distanza finisce per ridursi a pochi chilometri. E ciò ha riflessi sulla riproduzione, la migrazione e i fenomeni di spiaggiamento”.
fonte Ansa
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