sabato 19 novembre 2011

San Fruttuoso a rischio, “zona rossa” anti-alluvione

Dopo i ripetuti cedimenti dell’asfalto resta un mistero il nuovo percorso del rio Rovare. E il Comune chiede aiuto ai vigili del fuoco per ispezionare il sottosuoloGenova - Ciò che non si vede e non può essere fotografato non può che far paura. Soprattutto dopo quanto accaduto il 4 novembre e nei giorni immediatamente seguenti. Il rio Rovare, il piccolo corso d’acqua “tombinato” che scorre sotto a via Donghi e zone limitrofe, ha tirato fuori le sue malefatte a poco a poco, a distanza di diverse ore dai disastri fulminei del Fereggiano. Nella parte di San Fruttuoso dove le strade “implodono” lasciando voragini nell’asfalto, a due settimane dall’alluvione l'attenzione è e rimane alta. Altissima. Dall’assessorato ai Lavori Pubblici del Comune ieri è partita una lettera diretta al comando provinciale dei Vigili del Fuoco. Chiede un’indagine accurata sotto le fondamenta dei palazzi, dove nessun robot e nessuna sonda possono bastare a fare chiarezza. La situazione di precarietà non potrà che spingere ad adottare anche qui, in occasione delle prossime piogge, misure straordinarie di protezione dei residenti. «Norme comportamentali», le definisce l’assessore Mario Margini, sulla falsa riga di quanto già deciso per l’area di Sestri alla foce del Chiaravagna. Non è ancora vera emergenza, ma quasi certamente lo diventerà, con misure ad hoc per limitare i danni. Il guaio è che questo rio nascosto nelle viscere è uscito dal suo percorso in cinque punti differenti. E nessuno, precisamente, conosce l’esatto percorso delle sue acque. Come scovato negli archivi della Gazzetta di Genova da Aldo Padovano, il Rovare è un diavolo conosciuto e temuto almeno dal 1822. Temibile molto prima che si procedesse a coprirne l’aveo di piastre e palazzi. «Il fossato delle Rovare è costrutto con sì poca intelligenza, anzi con tanto allontanamento da tutti i principj d’Idraulica, che oltre ad essere troppo ristretto, presenta nel corso di meno d’un miglio, otto o dieci risvolte ad angolo retto», recita l’articolo. Del resto le voragini si presentarono anche nel 1992, anche se lo scalpore che venne dato allora all’avvenimento fu limitato. Il problema sta tutto qua: a distanza dall’evento, di questo rio ci si dimentica. Fino alla nuova occasione.

da "Il Secolo XIX" del 19.11.2011 - Daniele Grillo

Nessun commento:

Posta un commento