Da "Il Secolo XIX" del 28 novembre 2011
Il 3% della Liguria è a rischio esondazione, ma in questa porzione di territorio vive tra il 50 e il 70% della popolazione. Inoltre, il 9,8% della regione è a rischio frane e il 40% di questa porzione di territorio è abitata. Sono i dati contenuti nella relazione sullo stato dell’ambiente diffusi oggi dall’assessore regionale Renata Briano. «Purtroppo gli eventi climatici critici sono aumentati tra il 2008 e il 2010 - ha spiegato oggi l’assessore -. Da questi dati siamo partiti per un piano di messa in sicurezza e di prevenzione, consapevoli che non abbiamo tutti i fondi necessari, pari a 1,5 miliardi, e che dobbiamo procedere per gradi avendo ben presenti le priorità». Alla luce delle recenti tragiche alluvioni, l’assessore e l´ Arpal annunciano anche «programmi e interventi per trasmettere ai cittadini l’importanza della gestione del rischio». La relazione sullo stato dell’ ambiente in Liguria si riferisce a diversi comparti, dai rifiuti alle aree protette, dalle emissioni in atmosfera all’energia per concentrarsi soprattutto sull’acqua e sulla difesa del suolo.
«Fare il punto sullo stato dell’ambiente in Liguria - ha detto Briano - ci consente anche di indirizzare le politiche regionali sui comparti più critici, con la massima trasparenza nei confronti dei cittadini».
«Dallo relazione risulta che il 9,4% del territorio regionale - ha sottolineato l’assessore Briano - è interessato da fenomeni franosi, di questa porzione di territorio il 4% interferisce con aree urbanizzate. Sulla base di questi dati è evidente come siano sempre più necessari interventi di messa in sicurezza, come la realizzazione dello scolmatore per il rio Fereggiano e di nuovi argini, oltre che opere di demolizione come in via Giotto».
«L’informazione - ha aggiunto Rossella D’Acqui, responsabile scientifico dell’Arpal - deve essere migliorata per mettere in campo misure di auto protezione, a partire da tutti gli strumenti a disposizione, in grado di raggiungere, oltre al soggetto pubblico, anche i cittadini e diffondere il più possibile le allerte».
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