sabato 20 ottobre 2012

Inchiesta alluvione di Genova 2011 - #3

Genova: Scidone sapeva che non c'erano volontari
(da Il Secolo XIX del 20/10/2012)

Genova - L’ultimo buco è una probabile riunione avvenuta nel pomeriggio del 4 novembre 2011. Poche ore in cui qualcuno stabilì che si doveva dare una versione dei fatti falsa in pasto all’opinione pubblica (sconvolta dalla morte di sei persone), per proteggere l’operato del Comune. Per il resto la Procura non ha più dubbi. È chiaro chi ordinò, chi stilò e chi partecipò alla redazione del verbale della vergogna. Manca solo il “mandante” politico, se c’è, e pare che ci si stia avvicinando parecchio.

La svolta decisiva è arrivata dopo l’interrogatorio dell’ex disaster manager Sandro Gambelli (difeso da Giuseppe Giacomini), l’autore materiale dell’atto taroccato che colloca un volontario della protezione civile sul Fereggiano poco prima dell’esondazione (prima bugia) e anticipa di tre quarti d’ora la calamità (seconda bugia). Quella versione, secondo il gip Annalisa Giacalone, fu ordinata da Gianfranco Delponte, coadiuvato da Giampaolo Cha, rispettivamente numero uno e due dell’Area Sicurezza del Comune, nonché responsabili diretti di Gambelli. Ma sempre nello stesso interrogatorio, per la prima volta, è emersa la diretta consapevolezza del falso da parte di un politico.
Si tratta di Francesco Scidone, ex assessore alla Protezione civile del Comune. Il pm Luca Scorza Azzarà, incalzando Gambelli, gli chiede se ricorda qualcosa di un dialogo riportato agli inquirenti da un altro superteste. Sarebbe avvenuto, sostiene il magistrato, nella sala operativa del Comune la mattina del disastro, poco prima di mezzogiorno. Scidone, rendendosi conto che le piogge erano fortemente aumentate d’intensità leggendo i dati dei pluviometri, si rivolge Roberto Gabutti (oggi indagato e difeso da Michele Ispodamia), coordinatore dei volontari che devono monitorare il livello dei torrenti: «Cosa dicono i tuoi?», la prima domanda.
E Gabutti: «Situazione critica ma sostanzialmente sotto controllo». Scidone, insiste il pm, avrebbe replicato: «Ma sul Fereggiano abbiamo qualcuno?». Gabutti: «No..». A quel punto ancora Scidone avrebbe perso le staffe: «Ma porca M...mandate subito qualcuno». Gabutti si attivò, ma non riuscì a inviare nessuno. Eppure l’ex sindaco Marta Vincenzi, basandosi sulla relazione firmata dai funzionari oggi agli arresti e avallata da Scidone, disse che un controllo sul Fereggiano c’era stato, e pure tranquillizzante. Un falso, di cui tuttavia l’assessore era ben consapevole essendo stato informato in tempo reale delle mancate ricognizioni. Se la posizione di Scidone pare scricchiolare, subisce colpi durissimi quella di Gianfranco Delponte e Pierpaolo Cha, manager pubblici inizialmente “solo” indagati a piede libero e da ieri ai domiciliari (li difendono Romano Raimondo e Giancarlo Bonifai).
«Il quadro indiziario - si legge nelle carte - si è aggravato a seguito delle circostanziate e credibili dichiarazioni rese da Gambelli». Precisazioni che, di quest’ultimo, «inquadrano il ruolo subordinato». Delponte e Cha , quindi, « attestavano falsamente il verificarsi di fatti...fra questi l’avvenuta segnalazione da parte di un delegato della protezione civile che la situazione fosse ancora tranquillizzante alle ore 12, e il successivo verificarsi dell’esondazione che cagionava sei vittime alle ore 12.15, circostanza oggettivamente falsa». Siccome sono ancora in servizio, possono «inquinare le prove». E il giudice li mette agli arresti.

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