Alluvione: Delponte e Cha agli arresti domiciliari
(da Il Secolo XIX del 19/10_2012)
Genova - Le parole pesano. E quelle pronunciate davanti al pm Luca Scorza Azzarà da Sandro Gambelli, dirigente di Protezione civile del Comune di Genova, arrestato quattro giorni fa per falso e calunnia nell’ambito dell’inchiesta-stralcio sulle carte taroccate destinate al verbale per l’alluvione del 2011, pesano un quintale.
Così oggi, poco dopo le 14, la squadra di polizia giudiziaria della procura di Genova ha notificato ai superiori di Gambelli un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. Gianfranco Delponte e Pierpaolo Cha sono diventati, da semplici indagati per reato in concorso, detenuti ai domiciliari. I reati contestati sono falso e calunnia.
La decisione del giudice Annalisa Giacalone di trasformare in ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari l’iscrizione nel registro degli indagati di Delponte e Cha sarebbe scaturita dal fatto che il giudice, preso atto che i due ricoprivano ancora le rispettive cariche in Comune, avrebbero potuto inquinare le prove.
Dunque, il quadro di quanto avvenne subito dopo la tragedia sembrerebbe delinearsi: Gambelli avrebbe redatto il falso documento che raccontava una sequenza degli eventi accorciata rispetto alla realtà, in modo da rendere imprevedibile la “bomba d’acqua” prodotta dal torrente Fereggiano, ma a pensare quel documento sarebbero stati i suoi superiori gerarchici, Delponte e Cha.
La taroccatura sarebbe servita, secondo le stesse parole degli indagati, a evitare lo «sputtanamento dell’ufficio di protezione civile e dei volontari». Insomma, Gambelli è stato chiaro: ha eseguito un ordine. E ha ricordato che l’allora vicesindaco Paolo Pissarello in un’intervista rilasciata poco dopo le 19 fornì la ricostruzione taroccata della bomba d’acqua quando ancora Gambelli non aveva redatto il verbale. Come dire che la decisione venne presa a un livello superiore rispetto al suo. Un j’accuse diretto, un dito puntato contro i suoi superiori gerarchici.
Questa inchiesta-stralcio va di pari passo con una seconda tranche che vede indagato il responsabile delle organizzazioni di volontariato che in quei giorni si trovavano a Genova, Roberto Gabutti. Gabutti avrebbe scritto sul bollettino dei fiumi che un volontario alle 12 avrebbe riferito che il rio Fereggiano era sotto il livello giallo, ovvero sotto il livello di guardia. In realtà il volontario ha riferito agli inquirenti che non si trovava sul Fereggiano, ma era imbottigliato nel traffico lungo il Bisagno.
Gabutti è indagato di falso e favoreggiamento perché avrebbe assecondato il disegno dei dirigenti comunali responsabili della protezione civile. Entrambe le inchieste fanno parte di un’indagine più articolata e complessa che intende far luce sulle responsabilità durante l’alluvione che provocò sei morti.
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